SUDAN/UNHCR: milioni di rifugiati dallo scoppio della guerra

© UNHCR/Andrew McConnell
UNHCR – L’incessante violenza in Sudan provoca un continuo esodo di rifugiati
11 Novembre 2024
Il continuo spargimento di sangue in Sudan ha creato la peggiore crisi mondiale di protezione dei civili degli ultimi decenni  e il mondo non sta prestando attenzione.
Questa settimana si è raggiunta una devastante pietra miliare. Da quando è scoppiata la guerra, 19 mesi fa, oltre 3 milioni di persone sono state costrette a fuggire dal Sudan, cercando sicurezza nei Paesi vicini e in quelli più lontani. È stato un anno e mezzo di sofferenze inimmaginabili, brutali atrocità e diffuse violazioni dei diritti umani. Ogni minuto, migliaia di vite vengono spezzate dalla guerra e dalla violenza, lontano dall’attenzione del mondo.
L’esodo dal Sudan continua, raggiungendo livelli mai visti dall’inizio della crisi. Solo nel mese di ottobre, circa 60.000 sudanesi sono arrivati in Ciad in seguito all’escalation dei combattimenti in Darfur e al ritiro delle inondazioni.
Le persone arrivano in condizioni disperate, portando con sé solo i ricordi di violenze inimmaginabili a cui hanno assistito e a cui sono sopravvissuti  cose che nessuno dovrebbe sopportare.
I civili stanno pagando il prezzo più alto in questo violento conflitto. Chi è riuscito a fuggire in Ciad ha raccontato le atrocità: civili terrorizzati, case saccheggiate, persone e animali uccisi. Molti sono stati costretti ad assistere all’uccisione dei propri cari. Le persone sono state prese di mira sulla base della loro etnia; uomini e ragazzi uccisi e i loro corpi bruciati. Le donne sono state violentate mentre fuggivano. Molte persone ricordano i corpi che hanno visto abbandonati lungo la strada mentre fuggivano in un percorso pericoloso e disumano verso la salvezza.
Lo sconcertante 71% dei rifugiati arrivati in Ciad riferisce di essere sopravvissuto a violazioni dei diritti umani in Sudan durante la fuga. I livelli di trauma sono devastanti, con famiglie sotto shock dopo essere fuggite dagli orrori, che vivono ancora nella paura nonostante si trovino in relativa sicurezza.
I Paesi della regione stanno facendo la loro parte, ma i bisogni sono immensi in molti Paesi ospitanti, le cui popolazioni avevano già enormi necessità umanitarie.I Paesi limitrofi sentono la pressione; le strutture nazionali stanno collassando sotto la pressione dei continui arrivi.
Il Ciad è diventato un’ancora di salvezza e un rifugio per oltre 700.000 rifugiati sudanesi – la maggior parte dei quali donne e bambini  costretti a lasciare le loro case dallo scoppio della brutale e indiscriminata guerra in Sudan.Si tratta del più grande afflusso di rifugiati nella storia del Ciad, che si aggiunge agli oltre 400.000 sudanesi che già vivevano in condizioni di sfollamento prolungato nell’est del Paese, portando la popolazione totale di rifugiati sudanesi nel Paese a oltre 1,1 milioni.
Adre era una piccola città di confine di 40.000 persone, ma la sua popolazione è aumentata di sette volte e ora ospita 230.000 rifugiati sudanesi, molti dei quali trascorrono mesi in condizioni difficili, in attesa di essere trasferiti nell’entroterra.
Nonostante gli sforzi compiuti, il sistema sanitario è fragile, con un solo medico per 24.000 pazienti , superando di gran lunga lo standard di emergenza di un medico ogni 10.000 persone.L’accesso all’acqua è inadeguato. L’istruzione rimane una priorità assoluta per le famiglie, ma la maggior parte dei bambini non va a scuola da quasi due anni.Il cibo in Sudan è scarso e sempre più bambini attraversano il confine malnutriti.
Altri Paesi vicini, come l’Egitto, che secondo gli ultimi dati governativi è il più grande ospite con 1,2 milioni di nuovi rifugiati sudanesi, sono andati oltre le loro possibilità, fornendo sicurezza alle persone in fuga, assicurando che i bambini possano andare a scuola, dando ai rifugiati il diritto di lavorare, di avviare nuove attività e la possibilità di contribuire alle comunità che li ospitano.
L’Etiopia sta creando insediamenti integrati con il sostegno di donatori per lo sviluppo, rafforzando i servizi sociali esistenti per i rifugiati sudanesi e per chi li ospita. L’Uganda sta fornendo ai nuovi arrivati i documenti per poter utilizzare la loro istruzione e le loro competenze per incrementare le economie locali. Nella Repubblica Centrafricana, sono stati assegnati terreni coltivabili ai rifugiati sudanesi.
In Libia, le comunità locali, compresi i sudanesi che si trovano nel Paese da molti anni, hanno mostrato solidarietà e sostegno a decine di migliaia di rifugiati sudanesi. Tra le 3 milioni di persone che sono fuggite dalle violenze in Sudan, 650.000 sono sud sudanesi che tornano in un Paese estremamente fragile e con enormi necessità umanitarie. Tuttavia, stiamo lavorando con le autorità e gli attori dello sviluppo per migliorare le condizioni delle comunità che li accolgono.
Si tratta di una delle più grandi emergenze al mondo, ma tra le meno denunciate e finanziate. Senza un sostanziale sostegno finanziario da parte della comunità internazionale, la coesione sociale e la stabilità regionale saranno messe in pericolo e milioni di persone dovranno affrontare difficoltà. Il Piano regionale di risposta ai rifugiati per il Sudan è finanziato solo per il 29% degli 1,5 miliardi di dollari richiesti dagli 86 partner.
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