OCHA: Territori Palestinesi Occupati, Rapporto Gennaio-Giugno

Credits: OCHA

Rispondere ai bisogni di emergenza in uno spazio umanitario ridotto nei Territori Palestinesi Occupati – Gennaio/Giugno2024

8 Novembre 2024

Nel 2024 le Nazioni Unite e i partner hanno chiesto un totale di 3,42 miliardi di dollari per rispondere ai bisogni più urgenti di oltre tre milioni di persone nella Striscia di Gaza (Gaza) e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.
L’Appello Flash ha delineato il fabbisogno stimato di risorse per ridurre le sofferenze umane e prevenire ulteriori perdite di vite umane a Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, sulla base delle migliori informazioni disponibili al momento. Il documento ipotizzava che i problemi di sicurezza e le limitazioni di accesso sarebbero continuati fino alla metà del 2024, per poi migliorare progressivamente, e che gli sforzi per attuare la Risoluzione 2720 del Consiglio di sicurezza (2023) avrebbero dato i loro frutti.
Il presente documento evidenzia alcune delle attività svolte dagli attori umanitari nei Territori palestinesi occupati (OPT) tra gennaio e giugno 2024. Non si tratta di un rapporto completo su tutte le attività. Si propone invece di mettere in luce alcune innovazioni e storie personali di come le Nazioni Unite, le ONG e le ONLUS hanno influenzato la vita delle persone che cerchiamo di assistere.
Il panorama degli OPT è cambiato radicalmente dal 7 ottobre 2023. Decenni di occupazione, instabilità politica e isolamento a causa del blocco di Gaza, del muro di sbarramento e delle restrizioni alla circolazione hanno lasciato la popolazione fortemente dipendente dagli aiuti per soddisfare le necessità di base. Sia a Gaza che in Cisgiordania, la capacità dei palestinesi di accedere ai servizi salvavita è diminuita drasticamente, mentre i problemi di protezione sono aumentati esponenzialmente.
A Gaza, i bombardamenti israeliani e le incursioni via terra hanno esacerbato la crisi umanitaria, provocando ingenti vittime civili, sfollamenti diffusi e la distruzione di infrastrutture critiche. Al 30 giugno 2024, il Ministero della Sanità ha riportato almeno 37.718 vittime palestinesi e 85.523 feriti. Al momento in cui scriviamo, gli ordini di evacuazione emessi dall’esercito israeliano coprivano circa l’85% di Gaza.1,9 milioni di persone, ovvero circa il 90% della popolazione, sono state sfollate, spesso più volte.
In Cisgiordania, questo periodo è stato caratterizzato dall’aumento della violenza dei coloni, dalle demolizioni e dalle restrizioni di movimento, che hanno portato a ulteriori sfollamenti, all’interruzione dei mezzi di sussistenza e a condizioni di vita non sicure. Tra il 7 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024, il conflitto in Cisgiordania ha causato la morte di almeno 587 palestinesi, tra cui 143 bambini, uccisi in media uno ogni due giorni, secondo l’OCHA e l’UNICEF.
Nella prima metà del 2024, gli attori umanitari hanno visto ridursi significativamente il loro spazio operativo. Le restrizioni all’accesso e alla circolazione delle persone e dei carichi umanitari all’interno di Gaza e all’esterno di Gaza rimangono un ostacolo fondamentale alla fornitura di assistenza umanitaria, insieme agli impedimenti alla sicurezza derivanti dalle ostilità in corso e dal crollo dell’ordine pubblico a Gaza. Durante questo periodo, 273 operatori umanitari sono stati uccisi a Gaza, 200 membri dello staff dell’UNRWA.
Gaza rimane una zona di guerra con operazioni militari attive e in corso. Gli ordini di evacuazione sono quasi quotidiani e la popolazione è costantemente in movimento, il che significa che anche le operazioni devono spostarsi. Le perdite di beni sono elevate e l’impatto psicologico è grande. In mezzo a sfide senza precedenti, gli attori umanitari hanno continuato a operare. Per farlo, hanno dovuto costantemente adattarsi, innovare e individuare soluzioni creative a problemi complessi su base quotidiana.
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