La sparizione forzata, sebbene severamente vietata dal diritto internazionale umanitario in tutte le sue forme, continua ad essere impiegata in tutto il mondo come strumento di oppressione, terrore e repressione del dissenso. Paradossalmente, viene spesso utilizzata con il pretesto di contrastare la criminalità o il terrorismo. Categorie particolarmente colpite sono quelle di avvocati, testimoni, oppositori politici e difensori dei diritti umani.
Le sparizioni forzate privano le famiglie e le comunità umane del diritto di conoscere la verità sui propri cari, dell’obbligo di rendiconto, della giustizia e del risarcimento del danno. La pandemia da COVID-19, limitando l’opera di ricerca delle persone scomparse e le indagini su presunte sparizioni forzate, si è aggiunta all’agonia e all’angoscia delle sparizioni forzate.
La Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate è indispensabile per contrastare questa vile pratica. Ma richiede la volontà e l’impegno di coloro che hanno il potere di farlo.
Gli Stati devono adempiere ai loro obblighi per prevenire le sparizioni forzate, per la ricerca delle vittime e per indagare, perseguire e punire i colpevoli.
In questa Giornata internazionale, ribadisco il mio appello a tutti gli Stati affinché ratifichino la Convenzione e collaborino con il Comitato delle Nazioni Unite e il Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate.
Insieme, possiamo e dobbiamo porre fine a tutte le sparizioni forzate.