In occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre di oggi 21 febbraio 2023, UNRIC Italia è lieta di condividere la favola di Agnese Bizzarri, e il dipinto illustrativo di Giorgio Pauri.
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MADRE:
![un dipinto per la giornata internazionale della lingua madre](https://unric.org/it/wp-content/uploads/sites/3/2023/02/IMG-20230219-WA0001-95x300.jpg)
in arabo: الأم
in francese: Maman
in inglese: Mum
in tedesco: Mutter
in portoghese: Mãe
in spagnolo: Mamá
in finlandese: äiti
in cinese: 妈妈
in giapponese: お母さん
in olandese: Moeder
in polacco: Matka
in albanese: Mami
swahili africano: Mama
in eschimese: Anana.
La Madre accomuna tutte e tutti per la sua accoglienza, comprensione, visione, per la sua maternità. Che crea l’identità.
“Non sostituite, cancellate o dimenticate mai la vostra lingua perché è parte della vita, è la lingua del cuore, degli affetti e delle emozioni”, esclamò un bambino senegalese.
“La lingua è come la mia mamma”, ribadì una bambina marocchina.
“Se devo dire -Ti amo- alla mia ragazza, voglio dirlo in italiano!”, commentò un ragazzo milanese.
“Quando ho nostalgia e penso al mio paese esiste solo una parola puntuale: -saudade-, affermò commossa una ragazza brasiliana.
Così, tutti cominciarono a pescare le parole dal loro vocabolario, della loro lingua madre e pur conoscendo altre lingue e altre culture mai nessuna era così esaustiva nell’esprimersi perché la lingua madre è del cuore, arriva nel profondo delle nostre radici, scorre senza saperlo già nelle vene prima di nascere, nei sorrisi materni mentre si prende il latte, nei suoni e nei vocaboli che hanno usato i nostri cari quando eravamo piccoli.
La lingua madre rappresentava un vocabolario infinito… Non conteneva solo definizioni ma usi, costumi, legami, origini.
I bambini e le ragazze iniziarono tutti insieme a giocare con la parola mamma, come in una danza e in un intreccio.
Le diverse definizioni di ogni paese e lingua uscirono dal vocabolario e si abbracciarono ma non si fusero perché erano differenti e ognuna aveva la sua identità ben precisa. Come la Grande Madre le aveva fatte. Parole come figli.
Il bambino giapponese richiuse il vocabolario e dietro di lui una lunga scia come fosse il suo kimono. Le parole erano seta, identità del suo popolo.
Come per tutti noi. La nostra lingua madre